ERITREA

Oltre Cheren

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Per raggiungere l’oltre si passa dal prima. E prima ci siamo noi, ad Asmara, che ci facciamo scudo con le pagine dei libri di storia, le architetture del nostro Paese, i racconti degli altri, dal lancio dei sorrisi aperti, degli sguardi curiosi, delle mani protese nella richiesta.
E prima c’è l’attraversare: fuliggine, polvere, bestiame, folla, colore, odore, fascino, tutto insieme, con la paura di rimanere travolto che ti fa salire in alto, più in alto di tutti, per illuderti di esserne fuori o persino al di sopra. Poi ti viene offerta una tazza di tè in un bicchiere risciacquato nell’acqua sporca mentre con la mano nasconde l’ennesima timidezza, e quel gesto basta per riafferrare il filo della malinconia che continua a tessere la tela…
E l’oltre arriva in un attimo: in una danza con lei che ti chiede: “Good? …Good?”, nelle carcasse di pietra che non nascondono più nemmeno il fascino del tempo che scorre, in un cieco che prega paziente in attesa del suo oltre, in un vecchio circondato dalla miseria del nulla che mentre riceve un panino si schermisce: “Perché si disturba?”. Non bastano mille battute per andare oltre. Oltre Keren ci siamo sempre noi, senza più distinzioni tra chi sei tu e chi è l’altro, nell’abbraccio stretto del gabi, mentre voliamo verso il nostro privilegio, l’Eritrea dentro.

2019

FOTOGRAFIE Massimo Bicciato
TESTO Manuela cattaneo