Un ronzio, un colpo secco. Il mio palmo sulla guancia.
Maledette zanzare.
Guardo l'ora: le 4.00.
Sono sudato, il condizionatore ancora rotto.
Mi sciacquo il viso e l'acqua gelida colpisce le tempie, anche il boiler è staccato.
Non mi preoccupo, i Nubiani che mi ospitano, con calma e con i loro tempi, ripareranno tutto.
Esco e accendo una sigaretta mentre una lieve brezza asciuga la fronte; i ciottoli sotto i piedi e un leggero frinire.
Tutto tace.
Un villaggio di cinquecento anime e il Nilo a separare l'isola di Sahel dal resto del paese; questa pace non mi sorprende.
I movimenti di una lucciola accompagnano lo sguardo fino a uno scorcio tra le foglie dei Ficus che mi sovrastano ed eccole lì, le stelle.
Quando abbiamo smesso di guardare le stelle?
Un tempo compagne di viaggio e salvatrici; ora flebili bagliori che osserviamo di sfuggita.
Capisco i nubiani, amichevoli, cordiali e generosi; con queste stelle non hai bisogno d'altro.
Con queste stelle l'anima è in pace.
Non faccio caso alla sigaretta ormai spenta, mi sdraio su una panchina; la mente in viaggio e gli occhi persi in cielo.
Mi addormento libero in questa notte nubiana.
2018